Da diversi anni i temi del rischio clinico e della patient safety
sono entrati a pieno titolo nelle agende quotidiane delle strutture
ospedaliere. Il sistema organizzativo vede attivamente impegnati sul
territorio nazionale diverse figure di professionisti che, con obiettivi
comuni, guidano il percorso di miglioramento della qualità e della
sicurezza assistenziale. Ad obiettivi comuni, tuttavia, spesso non
corrispondono risultati equivalenti, talora con forti discrepanze
all'interno delle stesse regioni.
Tali
evidenze impongono serene riflessioni sul tema della cultura
organizzativa che si rende necessaria per il perseguimento del
miglioramento. Se l'attenzione al tema della sicurezza del paziente
viene posta a tutti i livelli del nostro Sistema Sanitario, dal
Ministero della Salute, alle Regioni e così via verso le strutture
ospedaliere, all'interno di queste ultime vanno tuttavia fatte delle
riflessioni relativamente al rapporto struttura sanitaria/operatore ed
operatore/paziente.
Anni di
lavoro hanno insegnato a chi si occupa di rischio clinico che, per
esempio, le Raccomandazioni del Ministero della Salute per la
prevenzione degli eventi sentinella costituiscono una guida eccellente
che può tuttavia mostrarsi tremendamente inefficace se i concetti in
esse contenuti non vengono interiorizzati dal singolo professionista.
L'esempio è utile a far comprendere come nessun efficace miglioramento
della qualità delle cure può aversi se il singolo professionista non
viene raggiunto da questi processi e da questi "convinto" a modificare
il proprio modo di lavorare.
L'approccio
al miglioramento vede quindi al centro il paziente, ma anche il
professionista, che deve poter agire in un ambiente che ha assorbito una
cultura proattiva della sicurezza. I Risk Manager alle attività
"reattive", quelle poste in essere dopo l'accadimento di un evento
avverso, preferiscono di gran lunga quelle "proattive", quelle che sono
poste in essere con azioni che contribuiscono a creare nella struttura
in cui i professionisti operano una situazione di sicurezza ed una
palpabile atmosfera di fiducia e trasparenza. Fiducia del paziente nei
confronti del professionista e trasparenza del professionista nei
confronti del paziente. Tali concetti producono un rapporto
assolutamente sereno tra i professionisti, i pazienti ed i loro
congiunti, realizzano un clima in cui si può andare oltre il concetto di
sicurezza inteso come assenza di danno, per raggiungere il concetto di
sicurezza inteso come rispetto della dignità del paziente e del suo
essere persona. Proprio in questo senso la ricerca della patient safety incrocia in maniera netta i temi dell'umanizzazione delle cure.
Costruire
la sicurezza significa quindi osservare e migliorare anche taluni
aspetti spesso trascurati, ma che sono assolutamente essenziali
all'interno di percorsi in buona parte condizionati dal fattore umano.
Si pensi quindi al tema della leadership, ai concetti di
"responsabilità", "paura" e "colpa" che se non adeguatamente gestiti
pietrificano ogni tentativo di creare un clima di collaborazione ed una
vera cultura "no blame", di non colpevolezza, indispensabile per
costruire un ambiente in cui utilizzare appieno gli strumenti del clinical risk management.
Per
costruire un percorso di cure "sicuro" non bastano quindi le "linee
guida" o le procedure, strumenti indispensabili, ma di per sè non
sufficienti, c'è necessità anche di un ambiente attento alla qualità
della leadership, intesa come capacità di promuovere i temi del lavoro
di squadra e della corretta comunicazione. In sintesi il paziente è più
sicuro in una struttura dove egli stesso e gli operatori possano
percepire e respirare quella che da più esperti viene recentemente
definita sicurezza psicologica. Raggiungere tale obiettivo non è
semplice, ma è possibile. Il professionista consapevole di far parte di
un gruppo coeso, di una squadra che opera in una condizione che il
management ha interesse ad osservare e migliorare, è un professionista
che lavora in sicurezza, e ricambia con l'innalzamento della qualità del
suo operato l'attenzione che gli viene prestata.