Del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perché non serve… (cit). Ovvero come curare senza fare (e farsi) del male.
C’è un tempo per tutto, c’è un tempo per pensare e c’è un tempo per
curare.
Se il tempo per pensare viene trascurato è possibile che qualcosa
successivamente vada storto.
Ma a cosa dobbiamo pensare ?
Come evitare che un paziente riceva un danno evitabile, o che un
medico in un tempo successivo al momento della cura, possa non riuscire a difendersi
da accuse che talora possono essere francamente temerarie ?
Di seguito alcuni consigli per seguire un ragionamento ordinato ed evitare di formulare opinioni piuttosto
che diagnosi.
Pensate che tutto quello che avrete fatto (o omesso) sarà valutato da
professionisti che avranno tutto il tempo di pensare a quello a cui voi avreste
dovuto pensare e fare.
ANAMNESI ED ESAME OBIETTIVO. Raccogliere una anamnesi completa,
adeguata, ascoltando anche quello che ha da dire il paziente e consentendogli
di esprimere le proprie personali opinioni. Attenzione quindi ad anamnesi
raccolte troppo velocemente e da professionisti non ancora formati. Il paziente
a volte può non dirvi qualcosa, o perché non ne ha coscienza o perché lo
dimentica. Se qualcuno non formula il quesito specifico potreste trascurare
dati indispensabili a formulare diagnosi corrette e tempestive. Fate attenzione
alle barriere linguistiche e culturali (consiglio la lettura dell’articolo Cultural Impact on Medication Instructions:
The Case of the Turkish Teaspoon Kannan, Lakshmi, MD, MSc ; Blocher, Nissa,
MD Journal of Patient Safety: June 2018 - Volume 14 - Issue 2 - p e31–e32).
A casa tutti bene ? La domanda può rivelare grandi cose, come anche la
valutazione di tutta la documentazione a disposizione.
Effettuare una adeguata visita del paziente significa raccogliere i
parametri vitali, visitare materialmente il paziente, correlare i sintomi
riferiti ai vari distretti corporei, non tralasciare nulla e scrivere tutto.
Quello che non avete scritto potreste non averlo mai fatto. Quello che avete
scritto lo avete fatto (per sostenere il contrario dovranno querelarvi per
falso !). Mentre visitate il paziente spiegategli cosa state facendo e perché.
È utile e raccomandabile la presenza di supporto infermieristico.
DIAGNOSI E DIAGNOSI DIFFERENZIALE. Si suole dire che le malattie non
studiano sui libri. Tale concetto dovrebbe ricordarci di diffidare da giudizi
basati solo su aspetti caratteristici di alcune patologie, la cui
individuazione potrebbe spingerci a non valutare altri aspetti che
nell’immediato non abbiamo colto. La nostra conoscenza del caso clinico è
sufficiente per consentirci di formulare una diagnosi o ci stiamo solo
innamorando di una facile opinione ?
E se non fosse ciò che sembra, cosa potrebbe essere ? Una buona
diagnosi non è tale se non ha resistito al confronto con altre possibili
diagnosi. Un’opinione non resiste più di qualche minuto ad un ragionamento
differenziale.
D’altro canto anche la migliore delle diagnosi deve essere rivalutata criticamente
quando nel decorso clinico qualcosa non va come dovrebbe. Oltre che delle
opinioni ci si può innamorare anche delle diagnosi sbagliate.
Le diagnosi e le diagnosi differenziali talora possono necessitare di
accertamenti di laboratorio o strumentali o di consulenze specialistiche.
Chiedete test e indagini appropriati, ben corredati dal quadro clinico e dal
quesito diagnostico (e non “per tutte le malattie del mondo”), facendo sempre
riferimento alle linee guida di
riferimento. Una TAC non indicata è una Tac inutile, sprecheremo risorse e non
otterremo nulla di utile (né per il paziente né per noi).
Identificate correttamente il paziente, vi ringrazieranno in tanti.
Utile non farsi coinvolgere dall’ansia di un paziente apprensivo o
dall’amorevolezza dei congiunti. Il giudizio critico dev’essere il nostro faro
principale.
Ricordatevi che una donna in un certo periodo della propria vita può
essere in uno stato di gravidanza. Può non saperlo, può non volervelo dire, può
non dirvelo perché lo ha dimenticato e voi non lo avete chiesto.
Un buon consenso informato per manovre invasive deve contenere la
chiara descrizione di rischi, benefici ed alternative. Compilatelo come se
fosse un contratto e conservatelo come se fosse un’opera d’arte. Fatelo firmare
all’avente diritto.
Se sei uno specializzando e stai leggendo queste righe ricordati che puoi
ricoprire una posizione di garanzia per il paziente e di supporto per i tuoi
Colleghi. Sei lì per imparare sotto la
supervisione del personale strutturato. Non sei lì per fare quello che ancora
non sai fare. Puoi anche rammentare, se necessario, la necessità
dell’applicazione delle procedure di sicurezza: la “gerarchia” non deve
limitare il dialogo ed il confronto (consiglio la lettura dell’articolo Improving patient safety: We need to reduce
hierarchy and empower junior doctors to speak up (clicca qui per visualizzare l'articolo).